Dal mio punto di vista la pandemia in cui siamo piombati è una strettoia.
La sensazione è la stessa che provo quando nel traffico, due vetture davanti a me iniziano a stringere e devo decidere rapidamente cosa fare.
Le opzioni sono due: accelerare per tentare di infilarsi nello spazio che si restringe, sperando di farcela, oppure rallentare e osservare perché non si è in grado di capire se lo spazio è sufficiente per passare.
Chi ha accelerato
Chi ha portato online il proprio business, ad esempio le consegne a domicilio per tutto ciò che è alimentare, dal fresco al pronto (gelaterie, ristoranti, gastronomie, ecc.) o la formazione (usando diverse piattaforme, fra cui le più gettonate Zoom, Jitsi, Google Meet provate tutte e tre, mi sono trovata veramente bene).
In molti si sono dati un gran da fare per ingegnarsi, con successo, per non perdere il passo.
L’alternativa sarebbe stata un fermo insopportabile dal punto di vista economico, quindi in questo momento più che mai “fatto è meglio che perfetto”.
Allora largo alla sperimentazione anche di strumenti che fino a poco fa si ignoravano e uso di maggior flessibilità, mentale e pratica, per passare indenni attraverso la strettoia, senza lasciare la coda dall’altra parte del varco.
Lo sforzo complessivo è stato notevole ma ha anche visto una grande duplicazione di contenuti, ripetizione di iniziative, di fatto una rapida saturazione non solo di informazioni, di cui la metà false, ma anche di contenuti di bassa qualità.
Ce ne era bisogno oppure il bisogno era squisitamente personale, ovvero “metto la bandierina altrimenti si dimenticano chi sono?”
Credo che nella scelta di “esserci a tutti i costi” siano caduti non solo molti liberi professionisti, ma anche le aziende che hanno sfornato via via contenuti e pubblicità pieni di retorica, pur di cavalcare l’onda.
Il risultato è, almeno agli occhi dei lettori, consumatori, follower più rodati, una selezione stretta delle fonti da seguire, sia da un punto di vista pratico (chi mi risolve un problema) che da quello dei valori (chi mi ispira riflessioni più profonde).
Settimana scorsa ho ascoltato Alessandro Baricco, ospite di Marco Montemagno, fare un stimolante distinzione fra audacia e coraggio, atteggiamenti necessari per traghettarsi fuori dal lockdown.
Con la sua abituale narrazione che incanta, Baricco ha definito l’audacia come un mix di “disponibilità a soffrire e di brillantezza intellettuale nel trovare una mossa sorprendente” mentre ha definito il coraggio come “ ottuso” un po’ fino a se stesso, perché monocromo.
Abbraccio la via dell’audacia ma non credo che seguire la corrente sia una mossa sorprendente.
E qui arriva chi ha agito rallentando.
Chi ha rallentato
C’è anche chi ha deciso di non infilarsi subito nella strettoia. Chi preferisce strategicamente aspettare che le macchine che ha davanti agli occhi ricomincino a circolare in modo regolare per valutare come immettersi nel traffico in base a come questo si ricomporrà dopo la strettoia.
Questo approccio potrebbe essere tacciato di eccesso di prudenza, addirittura di rigidità al cambiamento, ma porta in sé il vantaggio della riflessione.
In ogni caso ogni reazione appartiene a chi la esprime: chi è veloce e vuole passare a tutti i costi e chi è volutamente lento per valutare lo scenario secondo un tempo diverso dagli altri.
Personalmente amo la strada più strategica e in questo momento ne sto discutendo anche con i miei clienti. Con un distinguo però, perché sono realtà lavorative diverse fra loro. Quindi in alcuni casi ho consigliato e supportato un’accelerazione e in altri un fermo strategico per soppesare le nuove condizioni. Nella pratica con alcuni abbiamo introdotto strumenti nuovi, con altri abbiamo progettazioni più a lungo termine, evitando di cadere nell’affanno del momento.
Chi sta ricalcolando la rotta
C’è anche chi si trova a metà strada, quella in cui il navigatore continua a ripetere “sto ricalcolando il percorso”.
Non sono necessariamente gli indecisi o i non audaci, ma realtà lavorative che comportano un mix di decisioni, a breve e a lungo termine.
Credo che chi si trova in questa situazione debba fare valutazioni il più possibili coerenti con il proprio business e brand, in modo da non far percepire ai clienti sterzate repentine e neanche un’andatura troppo rilassata.
Per queste realtà, aziendali e singole, credo sia necessario mantenere viva una comunicazione sobria, che rassicura, si fa carico delle nuove esigenze e che fa trasparire già un’idea sul futuro, che non si traduce in quantità di messaggi buttati nel calderone, ma in qualità di informazioni passate con autenticità e autorevolezza ai propri clienti presenti e si spera futuri.
Per tornare a Baricco, la sua tesi è quella che sia importante abbandonare la vecchia capacità di reazione novecentesca, rigida e compatta per cui “se non capisci vengo e invado il tuo paese”, in favore di una nuova capacità di reazione mutuata dalla rivoluzione digitale. Fa quindi appello alla velocità di adattamento ai nuovi scenari e alla capacità di fare errori (con audacia, quindi accettando la sofferenza).
Una tesi che mi affascina, mi attira ma non abbastanza da buttarmi nel rumore assordante ora.
Aspetto prima di imboccare la strettoia e tengo il piede pronto sull’acceleratore.
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