Pianificare un’attività di comunicazione per un’azienda è importante, portarla fino in fondo anche.
Contenuti e tempi, due facce della stessa medaglia.
Gli uni senza gli altri servono a poco: avere un calendario senza avere i contenuti costringe a arrampicarsi sugli specchi, viceversa avere i contenuti e non ritmarli in modo armonico sui canali di comunicazione è uno spreco.
Vediamo come evitare questi intoppi, in un percorso senza strappi.
I contenuti
Per me ogni azienda ha incredibili ricchezze da tirare fuori dal baule e raccontare all’esterno, tuttavia mi trovo spesso a insistere per scovare storie e parole che superino il concetto “siamo i migliori, siamo unici”.
Per riuscire a conquistare storie interessanti ho imparato che raccoglierle direttamente è la cosa migliore. Girare in azienda per respirare l’aria che tira e soprattutto intervistare le persone che occupano ruoli chiave, ma non solo.
A seconda delle dimensioni delle aziende, gli amministratori potrebbero essere gli stessi proprietari, in altri casi il team potrebbe essere più allargato e allora ascoltare tutti, far domande per ogni segmento, significa conquistare una bella dose di spiegazioni preziose.
Come fare per raccogliere tante voci? Programmare delle interviste, per avere materiale sia da elaborare e trasformare in testi per il sito, il blog, i canali social, sia per poter dare direttamente voce a chi l’azienda la fa. Il risultato? Costruire una comunicazione concreta e non autoreferenziale.
Molti sono i modi per realizzare un’intervista e vanno dalle domande aperte, quelle che generano flussi di risposta a volte difficili da contenere, alle domande mirate, che sono costruite studiando bene l’azienda prima di entrare nel dettaglio dei singoli processi e funzioni.
Conoscere il contesto
Fare domande è la mia passione e il metodo che a oggi trovo più efficace per raccogliere indizi su una realtà che non conosco ancora. Tuttavia per me è fondamentale arrivare già preparata, per poter inquadrare un’azienda, il suo settore e i meccanismi che lo regolano.
Faccio ricerche online, su competitor, cifre d’affari del settore, presenza sui mercati (nazionali o internazionali).
Immagino un impianto nel quale andrò poi a collocare le risposte che otterrò con le mie domande.
Tirare fuori passione e esperienza
Le domande però non sono tutto, bisogna saper cogliere la fierezza di chi mostra la propria (non in senso di proprietà, ma di vera e propria appartenenza) azienda, parlando di capacità produttiva, di organizzazione, di finanza, di sicurezza, qualità, ricerca e sviluppo, di acquisti e di vendite.
Nessun argomento escluso, sono tutti ambiti aziendali che custodiscono mille sfumature, spesso una storia consolidata e un futuro ambizioso.
Sono meccanismi aziendali, ma sono raccontati dalle persone che li fanno funzionare e la passione e preparazione di ognuna di esse aggiunge le sfumature alla tavolozza di colori che compone l’affresco finale.
Vedere con le mani
E poi bisogna vedere dal vivo come funzionano le cose:
- bisogna poter toccare, per comprendere le ruvidità, gli spessori, i materiali.
- bisogna saper ascoltare il ritmo delle macchine, dal più dolce e ritmato al più potente e invadente.
- bisogna saper annusare, per percepire l’acre o il neutro di alcuni solventi.
- bisogna saper guardare nel macro l’organizzazione di uno stabilimento e nel micro i macchinari che lo abitano, i sorrisi delle persone che lo animano.
Un universo che va assaporato con tutti i sensi, per poterlo assimilare e raccontare nella sua specificità.
I tempi
Tutto ciò che viene raccolto con domande, racconti a ruota libera, osservazione, deve poi essere riordinato, organizzato in temi principali e temi secondari, soprattutto va travasato in un calendario di pubblicazioni, per evitare di lasciare buchi di comunicazione.
La costanza del flusso di informazioni, la coerenza del filo conduttore, l’utilità del messaggio da costruire “come la nostra azienda può risolvere il tuo problema”, sono i punti di ancoraggio per non perdere il ritmo della narrazione aziendale.
Dare valore
Perché avere una narrazione aziendale? Per comunicare all’esterno il valore di un’attività.
Un valore che può toccare più aspetti, per le persone, per la collettività, per l’attività di altre aziende.
Un valore che non può essere sotto inteso, ma che deve essere reso chiaro e fruibile per differenti pubblici, su più canali, in diversi formati, dalla parola scritta a immagini e video.
Chi può fare tutto ciò?
Dipende dalle dimensioni dell’azienda e anche dalle competenze delle persone che ci lavorano.
Una grande azienda potrebbe avere delle risorse specifiche interne, dedicate a curare la narrazione aziendale, in caso di piccole e medie imprese, se non si ricorre al pericoloso fai da te, si chiede la consulenza di chi scrive per mestiere.
Il mio consiglio è quello di delegare a una penna esterna la narrazione aziendale, perché con occhi supplementari si vedono cose diverse e si cercano indizi aggiuntivi.
La capacità di pianificare e confezionare i messaggi a seconda di canali e pubblici è una competenza specifica che ha chi si occupa di scrittura professionale.
Il rapporto fra azienda e professionista della scrittura deve comunque essere stretto, non si tratta di creare finzione ma di trasformare in parole chiare il valore delle imprese.
Dentro le righe di questo post c’è la mia esperienza di quest’ultimo mese di lavoro, con un cliente con cui ho già lavorato negli anni scorsi.
Continuare a lavorare con clienti già acquisiti, ma su nuovi argomenti, è un’enorme soddisfazione.
Funziona per loro, visto che mi richiamano, funziona per me, che mi sento di appartenere alla loro azienda.
Funzionerà anche per la tua? Se vuoi saperne di più, contattatami direttamente e pianifichiamo insieme il racconto della tua attività.
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