Quanto è importante un buon inizio?

6 Dicembre 2021 | Consulenza, Scrittura professionale, Scrittura progetti e business plan

mura veneziane in mattoni rossi

 

Inizio e fine, due movimenti che si rincorrono circolarmente, che non possono esistere indipendentemente, che si alternano nel flusso della vita e del lavoro che la abita.

L’inizio è il tema che ho scelto per chiudere l’anno, per proiettarmi sul prossimo, rivedere quello che in questo è iniziato e si è compiuto, quello che ho lasciato andare.

Un anno pieno di inizi, alcuni si sono persi in rivoli, altri si sono concretizzati.
E quindi, quanto è importante un buon inizio?
Molto, soprattutto da un punto di vista progettuale. Iniziare bene permette di valutare a priori possibili mancanze o minacce per poterle correggere.
È altrettanto vero però che un progetto è materia viva, in divenire, quindi non deve diventare un contenitore rigido. In questo senso un buon inizio può e deve essere modificato se nel corso del tempo alcuni fattori cambiano, noi stessi cambiamo.

Per vivere a pieno e in modo costruttivo il cambiamento, è necessario il confronto, un nuovo inizio che aiuta a capire se e come correggere la direzione. Uno smontare per rimontare, senza necessariamente decretare la parola fine, più propriamente entrando in una trasformazione. Ma sempre da un inizio si parte.
Nel mio lavoro, a supporto del business e della comunicazione dei clienti, do vita a tanti tipi di inizio.

 

L’efficacia di un incipit

In un testo un buon attacco è importante. Acchiappa l’attenzione, formula una promessa (che poi va mantenuta), traghetta al nucleo del discorso.
Curare l’inizio, in un testo lungo o breve, è molto importante.
Poche righe che devono trovare il giusto equilibrio fra curiosità, sintesi e informazione.
Vale per il giornalismo, per un micro testo, per una mail o per il contenuto di un sito, articolato su ogni singola pagina.
L’inizio promette, il racconto mantiene. Se apri dicendo che risolvi un problema, nel cuore del testo devi spiegare per chi lo risolvi, come, che vantaggio porti a ottenere.
Per chi lavora nella comunicazione si tratta di un tema oramai metabolizzato (ne siamo sicuri?) per le aziende non sempre è così.
Esistono ancora inizi farciti di paroloni che suonano più come autocelebrativi che come ganci per portare gli utenti a entrare nel vivo della promessa.
Amo le parole chiare, ma è un attimo passare dal desiderio di dire le cose in modo semplice al dirle in modo asfittico. Tengo sempre davanti a me queste domande: sono stata chiara? sono stata coinvolgente?
Non sono due modi alternativi di dire le cose, bensì due modi complementari: chiarezza sì, ma non povertà linguistica. E sforzarsi di creare un buon inizio è già un bel modo per lavorare sulle parole.
Questo metto al servizio delle aziende: un racconto che sia all’altezza dell’inizio.

 

L’inizio in un obiettivo mirato

Bisogna scegliere in cosa impegnarsi, tutto non si può fare. Nella vita, nel business, nella comunicazione.
Come scegliere l’obiettivo da cui partire? Io cerco di essere onesta con me stessa nella ricerca dei miei scopi e mi chiedo sempre:

  • il mio obiettivo interessa, è utile, per gli altri?
  • è sostenibile per me, mi rende serena, appagata e remunerata a sufficienza?
  • come può essere supportato, nel caso in cui si presentino delle difficoltà?

Sono scelte che faccio all’inizio, sempre tenendo a portata di mano la flessibilità che permette di variare se non arrivo dove voglio arrivare.

L’anno che si sta chiudendo ha visto molte speranze appannarsi, alcune riprendersi, altre languire, qualcuna finire, con buona pace del senso del dovere e della spinta al perfezionismo.
Una delle battaglie che ho combattuto quest’anno e che ho perso è quella della caccia ai refusi.
Invito a curare i testi e poi mi trovo a leggere degli obbrobri proprio nei miei.
Mi sono fatta mille domande, ho fatto anche una serie di accertamenti clinici per escludere patologie varie, vivendo ogni volta la consegna degli esiti con un’ansia pazzesca.
Il risultato è sotto al mio naso: troppo carico mentale, nella testa non ci sta neanche più uno spillo.
Non vedo quello che ho sotto gli occhi, consonanti invertite, vocali saltate, parole tronche.
Appurato che non c’è nulla che si stia guastando prematuramente nella mia testa, l’unica soluzione che ho davanti è prendere atto che devo concedermi più tempo.
Scegliere le mie priorità e iniziare con minore affanno. Potrebbe essere un grande inizio!
Priorità come tanti piccoli mattoni che costruisco un muro capace di resistere agli anni, alle intemperie, alla volubilità dei pensieri passeggeri.
Muri che non escludono, al contrario racchiudono mille sfaccettature, quelle che porto dentro di me.

 

Cercare il bandolo di inizio

Un buon inizio non viene da sé, va cercato. È frutto di passeggiate in diversi mondi, di confronti (lo so lo dico in modo oramai ossessivo), di scelta (anche qui mi ripeto).
Prima di selezionare bisogna cercare e tanto, osservare e raccogliere elementi, accostare idee, scartarne delle altre.
La ricerca è un percorso attivo, non un’azione ripetitiva coperta di strati di polvere.
È anche coraggio, di percorrere strade poco battute e di onestà nel capire se non sono battute perché non portano da nessuna parte o perché si ha paura a muoversi fuori da un confortevole coro.
La ricerca della propria identità permette di fare un inizio, magari anche con il botto,  soprattutto di restare in pista fino alla fine, perché è un attimo essere sbalzati fuori.

Alla fine di questo anno mi sono data alcune risposte, non tutte mi piacciono in realtà, per questo porto in quello nuovo le domande a cui non ho ancora trovato una risposta soddisfacente.
Ricostruisco un inizio, partendo da ciò che ho, il resto sarà frutto di nuove ricerche.

Fra quindici giorni Valeria Zangrandi sarà l’ultima ospite per le conversazioni di quest’anno. Ho voluto che fosse lei a parlare di inizio e le sue risposte sono illuminanti. Segnati in agenda di finire questo mese leggendo il suo inizio, ti assicuro che ne vale la pena!

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Elena Augelli

Elena Augelli

Creo strategie di business e scrivo per aziende e liberi professionisti, per il tuo business.
La mia consulenza dà concretezza alle tue idee, le mie parole le raccontano e le fanno conoscere.
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