A luglio vien da sé fare qualche riflessione sulla prima metà dell’anno.
Se torno indietro a gennaio, guardo la neve del mio primo post e mi rinfresco. Mi rallegro anche di essere riuscita fin a qui a mantenere l’impegno di indagare un tema al mese, con un post e una conversazione, che ogni ospite ha reso ricca e interessante.
Questo mi porta a pensare che il tema di luglio, quello dei limiti, è già in parte onorato. Ho superato il capo di metà anno e non ho perso pezzi per strada. Evviva! Perché ho scelto di parlare di limiti? E perché proprio ora, dopo l’accettazione e prima del coraggio?
A gennaio scrivevo, in via del tutto teorica:
“Si parte dalla chiarezza, necessaria per definire un’identità e fare la differenza.
Strada facendo si allena lo sguardo alla meraviglia con cui aprire alla contaminazione.
Una buona compagna di viaggio è l’accettazione dei limiti (personali e generali) per trovare il coraggio di compiere una crescita.
Dove porta tutto ciò? A valutarsi con onestà per puntare a una sana ricchezza e dare di nuovo il calcio d’inizio”.
Oggi confermo di aver intrapreso in parallelo alla teoria questo percorso, progettando il mio nuovo sito e il business per il 2022 (eh sì, se dico agli altri di farlo, dovrò pur farlo anch’io…).
E sono arrivata a misurarmi con i limiti, che sono un punto di partenza e non un ostacolo.
Questo vale a livello personale, ognuno conduce le sue piccole e grandi battaglie, e a livello professionale.
I limiti nella scrittura
Quando si scrive per lavoro, si devono rispettare un sacco di consegne: lunghezza dei testi, focus argomenti, parole chiave, coerenza, tono di voce e non ultimo i tempi.
Sono limiti? No, sono punti di partenza, pioli di una scala che conducono in cima al risultato. Eppure potrebbero sembrare appunto dei limiti. Cos’è che fa la differenza? L’angolo da cui si guarda.
Per me, più dati sono disponibili a inizio lavoro, meglio è.
Ad esempio, per i testi di prodotti cartacei, preferisco concordare con chi si occupa della grafica, lo spazio disponibile per le parole, come evidenziare titoli e capitoli per far scorre al meglio la narrazione.
Conoscere le parole chiave di un settore è un vantaggio che permette di usare una terminologia appropriata, senza inventare, lasciando spazio alla costruzione del messaggio.
Stabilire con il cliente il tono di voce e conoscere gli altri testi che utilizza, favorisce la coerenza del nuovo testo che devo creare.
Come per l’accettazione, conoscere, capire, far propria una situazione è lo scivolo per entrare dolcemente dentro i lavori, farli propri, condurli dove si vuole.
A volte sì, ci sono dei veri e propri limiti che sembrano un rompicapo, spesso però sono più una sfida che un impedimento. Se poi si lavora in squadra diventa affascinante aggirarli insieme.
I limiti nelle relazioni professionali
Questo è un invito alla prudenza: cercare di non superare i limiti dell’educazione, comprensione e aggressività nelle conversazioni scritte, anche se si fa uso di forme di pseudo cortesia, si può cadere in scambi negativi e nocivi per le relazioni che abbiamo con i nostri clienti, partner e fornitori.
Quindi meglio porsi dei limiti, mordersi la lingua, legarsi le mani, prima di scrivere frasi del tipo:
- ti è sicuramente sfuggito quello che ho scritto
- non hai capito cosa ti ho detto
- non ho ancora ricevuto nulla da parte tua, manchi solo tu
Tutte situazioni in cui, prima di puntare l’indice come un fucile pronto a sparare, possiamo scrivere in modo differente, facendo valere il nostro pensiero, senza aggredire.
Le frasi sopra potrebbero diventare:
- nella mia mail c’erano diversi punti, mi hai già dato delle risposte, ma forse ti è sfuggito il secondo punto. Se riesci a rispondermi, mandiamo avanti il lavoro di tutti.
- ho provato a ricostruire tutti i discorsi, ma forse sul secondo punto non mi sono spiegata bene. Ci riprovo, spero in modo più chiaro
- controlliamo insieme quello che non ti torna, se manca un pezzo lo capiamo al volo.
Non suona meglio così?
I limiti in un business
C’è chi vende ghiaccio ai pinguini e chi non riesce neanche a vendere il pane agli affamati. Perché? Probabilmente perché non ci si focalizza sul target giusto, per paura di limitarsi a vendere a pochi, si spara su un mucchio troppo largo e si passa inosservati.
Questo è veramente uno degli esempi più semplici che si possa fare quando si parla di limiti nel business eppure capita ogni volta che affronto un progetto.
Alla domanda: a chi vuoi vendere la tua idea? A cosa serve? Che problema risolve?
La risposa è sempre la stessa: il mio prodotto o servizio è il migliore del mondo, serve a tutti, chiunque può comprarlo.
Ecco, questo è il totalone degli errori di partenza, quelli che un pezzo alla volta, smonto insieme al cliente, portandolo a porre dei limiti alla sua idea di business. Limiti quindi positivi, focalizzanti, non vincolanti.
Per contro, all’avvio di un business bisogna davvero rompere schemi, superare limiti per cercare partner che appoggino, diffondano, contribuiscano alla crescita di una nuova idea.
Il business model canvass, strumento molto efficace di design thinking, ha questo scopo: progettare con il cliente, cercando risposte aperte (ma sempre focalizzate, eh!)
Oltrepassare i limiti con gusto
C’è un ultimo caso che vede i limiti in una posizione di totale positività.
Ogni volta che cerchiamo di allargare il nostro sapere superando il recinto linguistico in cui abitualmente peschiamo.
C’è un bellissimo post di Luisa Carrada in cui ho trovato la mia frase cult dell’anno:
“oltre i confini linguistici italiani c’è un mondo sterminato di informazioni, libri, esempi, persone che fanno il tuo stesso lavoro di business writer, copywriter o vattelappesca-writer. Perché mai rinunciarci?”
E prosegue così:
“Non ho mai perso la buona abitudine di tenere sempre d’occhio cosa si pubblica in tutto il mondo sulla scrittura. Anche ora che il panorama italiano della scrittura professionale è popolato di autrici e autori eccellenti, che nulla hanno da invidiare agli anglosassoni, anzi.
Però, però… a volte ho la sensazione che il manuale, il blog, la newsletter belli e pronti nella tua lingua, con tanti esempi ricorrenti dall’uno all’altro, inducano qualche pigrizia”.
Contro ogni pigrizia, abbraccio il suggerimento della più valida conoscitrice e divulgatrice di scrittura professionale in Italia per continuare a varcare i limiti della mia lingua e conoscere le altre, con la solita preferenza per il francese, ça va sans dire.
Parlerò ancora di limiti nella conversazione di metà luglio con una meravigliosa professionista, che ha collaborato al mio nuovo sito. Chi sarà?
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