La domanda che molti creatori di contenuti si stanno facendo in questo periodo è: cosa ha ancora senso raccontare? Come continuare a creare contenuti interessanti, che durino nel tempo, che nonostante il rumore di fondo attirino l’attenzione dei lettori?
Negli ultimi post ho parlato di scrittura, per le aziende che vogliono comunicare per parlare alle persone, per raccontare come lavorano, per trasmettere il loro valore.
Oggi voglio parlare di un altro tipo di scrittura, quello che utilizzo per spiegare i progetti di business, ovvero quello che sto facendo in questo momento e che in un sovraffollamento di contenuti mi sento di comunicare per uscire dalla teoria.
Una rapida panoramica fra incentivi, dimissioni di massa e libera professione
La risposta dell’Italia (e prima ancora dell’Europa) alla crisi economica dovuta alla pandemia è arrivata sotto forma di incentivi, a partire da novembre 2021 con l’approvazione del PNRR per arrivare a oggi con le misure per l’imprenditoria femminile, e abbraccia un largo spettro di necessità.
Lo scenario economico è molto cambiato, ci vogliono nuovi progetti, i sostegni ci sono ma ci vogliono le idee, che vanno analizzate e descritte.
In parallelo all’arrivo degli incentivi, un altro argomento largamente trattato sul web è stato quello del boom delle dimissioni di massa, soprattutto nella sanità e tecnologia, che ha spinto le persone verso nuovi lidi, fra cui la libera professione.
La libera professione però non si improvvisa, ci vuole sia un piano di sviluppo che una capacità, sicuramente raffinata dal tempo e dall’esperienza, a condurre un’attività in proprio.
Speculare a queste dimissioni di massa si nota che, chi la libera professione la esercita da anni, oggi ha maturato un altro punto di arrivo, che si muove su due assi: associarsi con altri liberi professionisti, creando unità di intenti, condividendo capacità e competenze complementari, oppure cercare una collaborazione fissa (il famoso part-time), che possa garantire una base di sopravvivenza sicura, per essere al riparo (almeno sulla carta) da ulteriori scossoni nel mondo del lavoro.
Senza un progetto non si va molto lontano
Torniamo al progetto, che è il mio chiodo fisso. Senza un progetto che spiega il modello di business non si trovano neanche i numeri per capire se il business è sostenibile e senza numeri non si possono chiedere incentivi, partecipare a bandi.
Prima di pensare a una forma di finanziamento bisogna raffinare un’idea, capire come svilupparla.
Ne ho parlato sul mio canale Telegram in una delle puntate di una rubrica che ho chiamato #qualierrori, una delle più ascoltate perché ha scardinato la credenza che con un finanziamento si possa fare tutto.
Ho creato anche una guida che raccoglie le 12 puntate di questa rubrica ed è scaricabile qui.
Nella pratica i progetti che non partono non sono quelli a cui mancano i soldi ma quelli che hanno modelli di business deboli, che non hanno team di lavoro che possano tenere lo shock dei cambiamenti, quelli che non prevedono dei flussi di cassa che permettono di andare oltre i sei mesi di attività, quando i soldini dei finanziamenti iniziano a finire e il fatturato non è ancora decollato.
Fare un business plan, permette di capire bene come sviluppare un business, anticipare le criticità, trovare delle soluzioni alternative, prima di strangolarsi con prestiti, giocarsi il capitale proprio o quello finanziato (spesso a tasso agevolato, raramente a fondo perduto).
Business e marketing
Per fare bene marketing bisogna tornare indietro? Il marketing viaggia in parallelo allo sviluppo del business, anzi lo traina proprio.
In questo campo in molti si chiedono, alla luce anche dei problemi che il gruppo Meta (e non solo) sta dando in questo momento su sponsorizzazioni, privacy, ecc., se non sia il caso di tornare al passato.
Un post su tutti ha attirato la mia attenzione, quello di Skande che ricorda, è il suo cavallo di bataglia, come sia importante costruire credibilità e affidabilità, prima di puntare sulla roulette delle sponsorizzazioni:
“Le attività di branding avranno sempre più un aspetto determinante rispetto alle veloci tattiche di funnel marketing attraverso il sempre meno probabile tracciamento. Bentornato 2005!”
Sono totalmente d’accordo e riprendo il punto di partenza: raccontare le aziende, i progetti, i modelli, i team, le idee. Non solo parole, ma parole che contengono azioni.
Su questo sto lavorando e di questo mi sento di parlare, perché quando è tutto troppo veloce, io mi ancoro alla pratica e da questa mi faccio guidare.
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