Dopo il piano di comunicazione e quello di business, esiste una terza spina nel fianco di chi lavora in proprio. Darsi un valore, non solo economico, e comunicarlo ai clienti.
Dandosi un prezzo corretto è anche molto più semplice fare una previsione trimestrale di fatturato, fissare degli obiettivi economici e raggiungerli.
Ha ancora senso parlare di business plan? È utile per un’attività già avviata?
La risposta continua a essere affermativa, purché si costruiscano modelli di business agili, veloci nell’adattarsi al mercato e alle sue richieste.
Tutte le strade portano alla stessa mèta: lo storytelling deve essere pensato e organizzato, solo così funzionerà. Lo racconto in un caso studio a cui affianco la mia esperienza.
Essere creativi è un dono, nutrire la fiamma dell’estro con metodo è una scelta strategica.
Se si vogliono rimettere in moto le energie non basta riprendere da dove tutto si è interrotto, bisogna pensare a qualcosa di diverso. E prima di tutto chiarire cosa si vuole ottenere.
Senza un obiettivo, anche il più sofisticato progetto, è un esercizio fine a se stesso che molto probabilmente resterà sulla carta e non passerà a un piano di attuazione.
Accelerare o rallentare davanti alla strettoia di questo momento?
Ogni business deve decidere con coerenza e autorevolezza rispetto al proprio brand e alla propria clientela. Di sicuro liberi professionisti e aziende devono ricalcolare la rotta.
Una domanda che in questo momento più che suggerita è necessaria.
Chi non conosce la propria attività oggi, farà molto fatica a riprendersi dall’impatto con la crisi, domani.
La riflessione è sia individuale che collettiva e per strade diverse, deve portare a un risultato univoco: conoscere punti di forza e di debolezza di un’attività.
L’orizzonte si è accorciato di colpo e senza preavviso, quindi la valutazione si impone ora.
In questo blog fin dall’inizio ho usato la parola delega per spiegare come funziona la mia attività.
Nel tempo la mia offerta si è spostata verso la consulenza, che può includere la delega ma non si esaurisce in questa. La consulenza può contenere una parte di delega, ma non viceversa.
Quando mi chiedono la revisione di testi sono sempre molto cauta.
Da una parte il mio intervento deve essere evidente, portare un vantaggio (di ritmo, chiarezza, calore), dall’altra non deve alterare l’identità di chi i testi li ha scritti e si riconosce nelle proprie parole.
Una sfida affascinante, che a volte mi piace anche di più che scrivere: la possibilità di giocare con le parole è evidente.
Testi che si capiscono, sorrisi che si fanno largo fra le parole, anche quando si parla di azienda o si raccontano storie di difficoltà. Prendo l’energia delle parole e la soffio dentro ai tuoi testi.